Suburra – La serie, presquel dell’omonimo film, è uscita da
qualche settimana e praticamente mezzo popolo italiano l’ha binge-watchata
(passatemi l’inglesismo), e già questa è una grande vittoria per la nostra
serialità: dopo Romanzo Criminale e Gomorra, alle quali ogni serie verrà sempre
e inevitabilmente paragonata, siamo stati capaci di creare un’altra serie di
genere con un certo impatto mediatico e popolare, ma soprattutto di qualità –
per trama, recitazione, regia, sceneggiatura, tutto.
Adesso non
voglio perdermi in lusinghe inutili, perché se dovessimo approfondire Suburra
ha sicuramente la sua dose di difetti, ma anche perché non è questo l’argomento
del post.
Ciò che
Suburra ha e che le altre serie italiane (ma anche internazionali, a dire il
vero) non hanno è la presenza di Spadino, un personaggio dichiaratamente gay –
per il pubblico più che per i personaggi della serie, dove tutti lo sanno ma
nessuno ne parla – in un ambiente telefilmico e cinematografico dove i
personaggi LGBT vengono rappresentati marginalmente e come “macchiette” oppure
non vengono rappresentati affatto, ovvero quello della criminalità organizzata.
Ritornando al paragone con Gomorra, ho un vago ricordo di un ragazzino transgender
che viene freddato entro la fine della puntata; c’è anche la fidanzata del boss
Salvatore Conte, donna transessuale che ricordiamo per l’iconica scena che qualsiasi abitante dell’entroterra napoletano continua a imitarecompulsivamente dopo due anni dalla sua messa in onda (ve lo giuro). Il primo
un espediente narrativo che, appunto, si esaurisce nel giro di una puntata; il
secondo un personaggio dalle nobili intenzioni narrative, cioè il desiderio di
condurre una vita di coppia normale, ma che ha avuto l’impatto opposto nell’immaginario
collettivo popolare – po po po po.
In Romanzo
Criminale c’era Ranocchia, un personaggio molto marginale, né particolarmente
positivo né particolarmente negativo, dagli atteggiamenti effemminati che i
membri della banda spesso e volentieri prendevano in giro.
Spadino si
inserisce in un ambiente inedito al pubblico italiano: il fratello minore del
boss di uno dei clan criminali più potenti di Roma, forzato in un matrimonio
combinato con una donna ma chiaramente innamorato di un suo partner-in-crime,
il figlio del boss di un clan nemico – e qui le allegorie su Romeo e Giulietta
si sprecherebbero, ma ricordiamoci che questo è un blog di recensioni serie.
Più o meno.
Spadino vive
questa sua sessualità tutt’altro che con tranquillità e spensieratezza, ma ciò
non impedisce al personaggio di crescere, evolversi e agire in altri ambiti.
Insomma, la serie è così piena di sottotrame che di Spadino innamorato di
Aureliano, mentre guardiamo la serie, non ce ne può fregar di meno. Viene tutto
mostrato, nulla viene lasciato all’interpretazione personale (come fanno molte
serie americane e inglesi, fin troppe a mio avviso), ma ciò non è assolutamente
centrale e rilevante ai fini della trama principale. Ed è normale che sia così,
perché il fulcro di Spadino, così come degli altri personaggi, è che è un
criminale, non un omosessuale, e soprattutto non una “macchietta” – se a
Spadino gli urli frocio per strada, come minimo ti sgozza con il suo coltello.
E adesso
passiamo all’altro lato della medaglia. Aureliano nella serie ha amato una
donna (e un’altra ancora nel film, ammesso e concesso che la serie decida di
essergli fedele) e non ricambia i sentimenti di Spadino, quindi tutto ci fa
presupporre che sia eterosessuale. Aureliano è il figlio di un boss quando
inizia la serie, nel film invece lo vediamo già a capo del clan di famiglia, e
a mio avviso, in entrambe le opere, è caratterizzato come il personaggio più
violento tra tutti. Nella serie, Spadino è l’unico amico di Aureliano ed è l’unico
che più o meno, con le dovute differenze, condivide la sua visione del mondo.
Aureliano è anche carnale nei confronti di Spadino, ci tiene a lui, se il
secondo lo abbraccia lui non si tira indietro, canta e si diverte e altre coseche chi ha visto la serie sa. E quando le cose tra i due precipitano, lui
potrebbe andare a cercarlo e ucciderlo subito, ucciderebbe per molto meno (e
chi ricorda il film sa di cosa sto parlando) ma no, non lo fa fuori.
Ora, questo
può significare tutto o niente, però penso che in un’eventuale seconda stagione
ci siano i presupposti per creare qualcosa di nuovo e rivoluzionario, tutto sta
alla piega narrativa che si deciderà di prendere – e anche un po’ al coraggio
degli autori, che hanno iniziato a perseguire una strada, quella della
rappresentazione LGBT nelle serie di genere, in una maniera eccelsa, e che
potrebbero continuare. Non sono il tipo di persona che in una serie si
fossilizza sulle relazioni romantiche o sessuali dei personaggi, ho sempre
preferito vedere le cose nel complesso, finché la serie è scritta e girata così
come ci ha abituati dalla prima puntata, del rapporto tra Spadino e Aureliano
posso tranquillamente farne a meno.
Ma
ricordiamoci, però, che questi personaggi potrebbero esistere, o forse esistono
già – e non parlo del ragazzo che si innamora di un amico, ma di una fluidità
sessuale e romantica che esiste nelle persone “normali” e non c’è motivo per
cui non possa esistere in un criminale. I presupposti ci sono e queste persone
esistono. Rappresentatele.
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