aprile 2015

venerdì, aprile 24, 2015

Santa Maradona - Marco Ponti, 2001


Trama: Andrea (Stefano Accorsi), laureato in lettere, 27 anni, è l'emblema di una generazione ricca di insicurezze che passa da un colloquio di lavoro all'altro con scarsi successi; vive in affitto in un appartamento con il suo amico Bart (Libero De Rienzo), con il quale condivide la monotonia di tutti i giorni fin quando Dolores (Anita Caprioli), giovane attrice di teatro e maestra, irrompe nella sua vita. Tra i due nasce una storia d'amore che metterà in crisi Andrea. I suoi amici, Bart e Lucia (Mandala Tayde), convinceranno il protagonista che, volendo, si può fare qualcosa per migliorare le cose che non piacciono. (presa da Wikipedia)


Quello con cui abbiamo a che fare stavolta è uno dei film più citabili in assoluto, da "L'amore è una scorreggia nel cuore" a "Quell'essere mitologico? Quello col corpo d'uomo e la testa di cazzo?" passando per "Io sono andato in Polonia con una Panda senza rompere i coglioni a nessuno". Tutte frasi dette dal personaggio di Libero De Rienzo, attore che io adoro e che in questo film rasenta la perfezione; lui e il personaggio interpretato da Stefano Accorsi sono, detto senza troppi giri di parole, due falliti, a cui non importa di nulla e che vivono al giorno, che tentano di riscattare le loro vite senza tanto successo ma in realtà di riuscirci non gli interessa poi così tanto.


Non esagero se dico che questo è uno dei film più divertenti che io abbia mai visto e se state continuando a leggere in attesa della parte dove vi dico cosa non mi è piaciuto di questo film allora potete pure andarvene. È fresco anche se risale a quasi quindici anni fa, è a tratti geniale e tutti e quattro i personaggi sono delineati chiaramente. È anche una delle rare volte in cui in un film i protagonisti sono sì due amici maschi, ma viene comunque ritagliato uno spazio per un personaggio femminile loro coetaneo che non ha il ruolo di interesse amoroso né è una macchietta, ma loro pari in tutto e per tutto ("Io una volta mi sono masturbata con un Magnum Double").


Una cosa brutta, in effetti, c'è: le orribili transizioni da una scena all'altra che sembrano fatte con Movie Maker. Però se vogliamo fare gli intellettuali possiamo dire che conferiscono un certo carattere al film... insomma, gliele perdoniamo. Non riesco a pensare a un solo motivo per cui non dovreste vedere questo film: io credo di aver appena trovato il film della mia vita e da oggi in poi infilerò una citazione di Bart in ogni discorso.




Se ti è piaciuto potrebbero anche piacerti... 

  • Song E Napule (Manetti Bros, 2013); 
  • Noi E La Giulia (Edoardo Leo, 2015); 
  • Smetto Quando Voglio (Sydney Sibilia, 2014).

Film flash #1 - film italiani che ho visto recentemente


Passione Sinistra (Marco Ponti, 2013): Neanche Vinicio Marchioni e Alessandro Preziosi, raggianti e bravi come sempre, riescono a salvare una commedia intrisa di stereotipi pessimi (la bionda stupida oltre ogni limite, l'estremista di sinistra sfasciapalle, quello di destra stronzo e coi soldi) e, a parte i due sopracitati, con un cast a dir poco mediocre. Però oh, sarà che il mio senso dell'umorismo è terribile, ma ogni tanto ho riso.



Primo Amore (Matteo Garrone, 2004): Garrone sembra essere specializzato nel raccontare le ossessioni: in Reality l'ossessione per la fama, ne L'Imbalsamatore l'ossessione per un ragazzo di bell'aspetto, qui l'ossessione per l'anoressia. Tutti i suoi film che ho visto sono stranissimi, ed è proprio per questo che lo adoro. Se vivete d'ansia come me ve lo consiglio (insieme agli altri due che ho citato).



Più Buio Di Mezzanotte (Sebastiano Riso, 2014): film d'esordio e occasione vergognosamente sprecata: data la buona regia, il bravo protagonista e l'idea poco sfruttata nel cinema italiano (quella della gioventù lgbt), poteva diventare un cult. E invece si perde a causa di una trama pressappoco inesistente e personaggi piattissimi. Inoltre è davvero troppo triste per i miei gusti.



I Più Grandi Di Tutti (Carlo Virzì, 2012): questo film è una Figata Assurda e non capisco perché non sia un cult del nostro cinema contemporaneo. Non brilla per originalità, certo, ma quale film lo fa oggigiorno? Non c'è un solo personaggio che sia veramente antipatico, c'è l'amore per la musica (e una canzone spettacolarmente trash) ed è sia divertente che commovente. E poi c'è Alessandro Roja nella parte di uno sfigato pazzesco, se ciò non vi convince non so davvero cos'altro può farlo.



Giulia Non Esce La Sera (Giuseppe Piccioni, 2009): questo è un film di quelli drammatici veri, storie d'amore che nascono dove non dovrebbero, crimini vari, tristezza random, morte, niente azione, e di conseguenza avrebbe dovuto annoiarmi a morte. E invece no, l'ho trovato molto bello, a partire dai due protagonisti (Valerio Mastrandrea e Valeria Golino). Menzione speciale alla soundtrack che è dei Baustelle e quindi merita.



Tatanka (Giuseppe Gagliardi, 2011): un film su un pugile di cui non mi poteva interessare di meno sarebbe stato decisamente l'ultima delle cose che avrei pensato di vedere, ma ci sono state tre cose che mi hanno spinto a dargli una possibilità: 1. la curiosità di vedere qualcos'altro del regista che è nel team creativo della serie 1992; 2. la fiducia negli adattamenti da Saviano, che in genere sono belli; 3. le riprese che sono state in parte girate dove abito e in luoghi che visito spesso; facciamo pure 4., cioè che Carmine Recano è di una gnoccaggine al di fuori di questo mondo. Devo dire che non sono rimasta delusa, il film è interessante, gli attori bravi e la regia promossa. L'unica cosa che io personalmente ho apprezzato tantissimo ma che per altri può essere fastidiosa è che il 95% del film è in dialetto napoletano/casertano quindi, se non siete pratici, senza sottotitoli non capireste assolutamente nulla.



venerdì, aprile 17, 2015

Il Sale Della Terra - Wim Wenders, 2014


Trama: documentario sulla vita e sul lavoro del fotografo brasiliano Sebastiao Salgado.

Il Sale Della Terra è un film documentario di Wim Wenders, che non ha bisogno di introduzioni, aiutato alla regia da Juliano Ribeiro Salgado. Se il cognome non vi dice nulla non temete, vi do una mano io: Juliano è il figlio di Sebastiao Salgado,  fotografo sulla quale vita e sul quale meraviglioso lavoro è incentrato questo film. Sebastiao è presente nel film insieme al figlio sopracitato, alla moglie, inseparabile compagna di vita, e a suo padre: con i loro racconti ci danno un retroscena sulla vita del fotografo, permettendoci di comprendere tutto ciò che si nasconde dietro i suoi scatti. Sono proprio questi ultimi che scorrono in successione durante il film e si fermano davanti ai nostri occhi anche per più di 10 secondi, in modo da farci cogliere non solo il punctum ma ogni dettaglio crudo e lacerante della fotografia, mentre le voci dell'autore e dei familiari ci accompagnano spiegandoci il contesto.

Il titolo fa riferimento al soggetto della maggior parte delle raccolte fotografiche di Salgado: l'essere umano, che come ci spiega la voce di Wenders all'inizio è il sale della vita. La carriera di Salgado si è concentrata specialmente sull'uomo, sulla sua vita difficile, sui sacrifici che deve compiere per andare avanti, perché gli uomini, le donne e i bambini che egli fotografa non conducono una vita agiata ma vivono nella povertà, nella malattia, lavorano duramente, stanno morendo o sono già morti; due delle sue raccolte fotografiche più famose sono Other Americas, spaccato di vita dell'America Latina, e Workers, incentrato sui lavoratori nei settori di base della produzione. A colpirmi particolarmente sono le fotografie scattate in Etiopia negli anni 80, immagini di morte e rassegnazione, tanto crude quanto vere. Dopo aver ripiantato completamente l'oasi della sua casa d'infanzia con piante provenienti da tutto il mondo, Salgado ha ultimamente spostato la sua attenzione fotografiche sulle meraviglie della natura, pubblicando la raccolta Genesis.

Sul piano tecnico non c'è molto da commentare in quanto le riprese apposite per il film si alternano agli scatti fotografici, come se ci trovassimo a una mostra. Le fotografie sono rigorosamente in bianco e nero, con un forte contrasto tra luci e ombre e spesso in controluce. Per me questo documentario è promosso a pieni voti, ma io sono di parte: adoro Salgado, è un grande fotografo e un grande uomo con una grandissima vita alle spalle, sempre impegnato socialmente, da cui tutti potremmo e dovremmo imparare. Questo documentario è un viaggio non solo nella sua vita, ma anche per il mondo e dentro voi stessi perché è impossibile non sentirsi coinvolti dalle immagini che vedete scorrere. Se già conoscete Salgado non potete perdervi questo film, se non lo conoscete sarà per voi un'introduzione al suo spettacolare lavoro, del quale non riuscirete a dimenticarvi facilmente.

venerdì, aprile 10, 2015

Water Lilies (Naissance Des Pieuvres) - Céline Sciamma, 2007


Trama: Marie, Anne e Floriane passano l'estate alla piscina del loro quartiere, dove le loro strade si incrociano e si troveranno a relazionarsi con l'attrazione sessuale, l'amicizia e le pressioni dell'adolescenza.

Cast: Pauline Acquart, Louise Blachère, Adéle Haenel

Ho conosciuto Céline Sciamma qualche anno fa, se non ricordo male nel 2011, quando uscì il suo secondo lungometraggio, Tomboy. Nonostante fosse indubbiamente un bel film non mi rimase particolarmente impresso e mi dimenticai dell'esistenza della regista fino a quando, recentemente, mi sono imbattuta nuovamente nel suo nome e ho scoperto dell'esistenza di Water Lilies (titolo originale Naissance Des Pieuvres, "nascita delle piovre"). Ammetto di non essere una grande fan dei film che trattano l'omosessualità/bisessualità femminile perché tendono facilmente a scadere nel mélo, sono lenti, eccessivamente tristi e, almeno per me, noiosi.

Water Lilies mi ha però incuriosito perché innanzitutto le protagoniste sono quindicenni, poco più che bambine, e poi perché si sa che il cinema francese ha un'impronta diversa dal cinema anglofono, è più strano e più schietto, con tutti i pregi e i difetti che ne possono derivare. E anche perché la Sciamma mi aveva già dimostrato con Tomboy di sapere il fatto suo: è una che, a differenza di altri, sa di cosa sta parlando e sa dove vuole andare a parare. Il suo stile era delizioso in Tomboy e lo è anche qui, pulito, diretto, sempre attento ai minimi particolari e capace di narrare la sessualità senza alcuna malizia.

Lo spaccato di vita che Water Lilies ci offre è quello di tre quindicenni caratterialmente molto diverse: Anne è infantile per la sua età e si prende una cotta per François, un ragazzo al di fuori dalla sua portata; Floriane è la ragazza di François, bella e disinvolta, la cosiddetta queen bee dell'alveare, la bitch in charge, che lascia credere a tutti di avere una vita sessuale particolarmente attiva ma che in realtà è vergine; Marie, introversa e più matura delle sue coetanee, che si innamora di Floriane e cerca di starle il più vicino possibile.

Queste tre ragazze ci vengono presentate esattamente come sono, che è come potrebbero essere se esistessero davvero: nella realtà non è difficile trovare una Anne, una Floriane o una Marie, in quanto la scoperta della sessualità a quindici anni è cosa tutt'altro che insolita. In questo film la scoperta della sessualità femminile non viene romanticizzata, non vengono messi sul piatto valori morali o religiosi, non viene detto quale comportamento è giusto e quale è sbagliato, semplicemente viene rappresentata così come accade e così come tutte le donne l'hanno sperimentata. Niente magia, niente lieto fine, niente poesia: solo la cruda verità.

Se devo trovargli un difetto, direi che in generale l'ho trovato freddo, distaccato, anche per colpa della fotografia (dove i colori predominanti sono l'azzurro e il blu) e della recitazione, ma è risaputo che i francesi quando recitano si prendono troppo sul serio e finiscono per avere l'espressività di un cubetto di ghiaccio. È, in ogni caso, uno dei pochissimi film lgbt incentrato sulla sessualità femminile che mi è piaciuto e, credetemi, non è poco.


Se ti è piaciuto potrebbero anche piacerti... 
  • Tomboy (stessa regista, 2011); 
  • Turn Me On, Dammit! (Jannicke Systad Jacobsen, 2011); 
  • The Virgin Suicides (Sofia Coppola, 1999); 
  • Nymphomaniac Vol I & II (Lars Von Trier, 2013).