Un Bacio di Ivan Cotroneo, il troppo che stroppia
Aspettavo con ansia di vedere Un Bacio, l’ultimo film di
Ivan Cotroneo – sono una grande fan dei suoi lavori, È Arrivata La Felicità è
una delle serie tv che mi è piaciuta di più nell’ultimo anno e chiunque mi
conosca sa che impazzisco quando si tratta di Mine Vaganti.
Wikipedia mi dice che è ispirato a The Perks Of Being A
Wallflower, ma il paragone regge poco in quanto l’unica cosa che i due film
hanno in comune è il fatto che i protagonisti siano una ragazza e due ragazzi
emarginati e che uno di loro sia gay. In poche parole, Lorenzo, Blu e Antonio sono
rispettivamente “il frocio, la troia e lo scemo della scuola” (come li ha
descritti Cotroneo per sottolineare l’indelicatezza dei termini) che, essendo
allontanati da tutti, stringono in poco tempo una solida amicizia.
Il problema è che nel film ci sono varie cose che non
funzionano. In primo luogo, non ho capito se sia stata la performance attoriale
a non piacermi (i tre protagonisti sono al loro primo film) o semplicemente il
fatto che i dialoghi fossero scritti piuttosto male. Momenti commedia fuori
luogo, frasi recitate in maniera eccessivamente drammatica, troppe punchline in
stile “americano”, che secondo me nel cinema italiano risultano forzate e poco
spontanee. Tutto quello che veniva detto l’ho “sentito” poco (e ciò non è
dovuto al fatto che anche l’audio non fosse un granché), i tre ragazzi sono
sommersi di problemi ma non sono riusciti a trasmettermeli – eccetto forse per
Antonio, ragazzo chiaramente disturbato mentalmente nonostante la cosa non
venga mai menzionata direttamente. Antonio non è semplicemente “scemo”, è
traumatizzato dalla perdita del fratello maggiore ed è incapace di accettare e
gestire i propri sentimenti, e il fatto che un film il cui messaggio si basa
sull’essere vittima di pregiudizi non abbia approfondito questo aspetto mi ha
lasciata un po’ così. Un’altra cosa che non mi è piaciuta è stata che i suoi
sentimenti nei confronti di Blu e di Lorenzo arrivano allo spettatore in
maniera confusa, non si capisce se gli piaccia lei, se gli piaccia lui, se gli
piacciano entrambi e una presa di posizione su quest’argomento sarebbe stata
coraggiosa; sarebbe stata anche possibile, ma il film arriva al suo climax in
maniera veloce e improvvisa e così facendo si ha l’impressione di vedere e
sapere troppo tutto insieme senza capire effettivamente le motivazioni che
hanno spinto i tre ragazzi a fare l’uno o l’altro gesto. Inoltre il film non sa
bene se essere una commedia, un coming-of-age, un film drammatico, per questo
risulta tutto troppo eccessivo. Molto carine però, a mio parere, le scene
musical e quelle immaginate da Lorenzo – se si fosse giocato di più su quest’aspetto
inverosimile forse il film avrebbe avuto un’identità più precisa.
Nonostante tutti questi problemi di scrittura, il film vuole
trasmettere un messaggio molto importante di cui non se ne parlerà mai
abbastanza, quello di non piegarsi al bullismo di ogni genere e il non
giudicare una persona in base a ciò che viene detto di essa, indirizzato
specialmente ai giovani – infatti all’anteprima erano presenti diverse classi
di liceali. Esemplare è la scena finale che mostra che, se si ha un problema
con qualcuno, è sempre meglio parlarne piuttosto che reprimere e arrivare al
limite in cui, spesso, non si risponde delle proprie azioni e si sfocia nella
violenza.
Film promosso sulla fiducia per Cotroneo, per il messaggio
tramesso e per la canzone di apertura e chiusura del film perché i Placebo sono
il mio gruppo preferito.
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