The Duff, oppure: come desiderare di essere una sfigata (Ari Sandel, 2015)
Quante commedie romantiche per adolescenti abbiamo visto dove la protagonista era una sfigata in piena regola e l'atleta belloccio di turno si innamorava di lei, tra lo stupore di tutti i loro compagni e la nostra speranza che qualcosa di simile, un giorno, sarebbe potuto capitare anche a noi?

Be the best weirdo you can be: questo è, in sostanza, il messaggio di The Duff (tradotto in italiano con il complicato titolo di L'A.S.S.O. Nella Manica), che prende la storia trita e ritrita dell'atleta e della sfigata e la stravolge, tenendo conto di come funzionano adesso le dinamiche tra adolescenti. Oggi la conoscenza della cultura pop non è più da outsider, non è insolita, ma è un vanto da sbandierare. I social network non sono cattivi se li si sa usare (Cyberbully popola ancora in miei incubi, di tanto in tanto) e sono all'ordine del giorno; il film gioca molto sull'utilizzo di questi, infatti all'inizio ci viene proposta una carrellata di hashtag per aiutarci ad inquadrare i personaggi in fretta. Semplice ma efficace.

Ciò che è fresco e travolgente è il modo in cui la storia è posta: Bianca è awkward, è una ragazza normale, ma Bianca non ha bisogno di cambiare perché è già fighissima così com'è, e infatti il ragazzo lo conquista senza cambiare di una virgola. E, raramente succede in questo genere di film, tutto ciò è credibile: non c'è motivo per cui Wes non dovrebbe innamorarsi di Bianca, perché Bianca è fantastica anche senza essere bella o talentuosa, senza essere nulla di speciale. Siamo tutte, e qui includo anche me stessa, un po' lei.

E, come se non bastasse, tutto il film è dannatamente divertente.
Insomma, se i soliti film adolescenziali vi hanno stancato, se vi mancano John Hughes e The Breakfast Club, se volete più Easy A e meno Cyberbully (scusatemi se lo menziono di nuovo, ma è sempre doveroso ricordare quanto faccia schifo) allora avete trovato un nuovo non-così-guilty pleasure.
Se ti è piaciuto potrebbero anche piacerti...
- The Breakfast Club (1985) e Sixteen Candles (1984) di John Hughes, ma tutta la sua filmografia in generale;
- Easy A (Will Gluck, 2010);
- Pitch Perfect (Jason Moore, 2012)
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